La pagoda Shwedagon si trova a Yangon, la città d’oro birmana (oggi Myanmar), definita anche città dei templi perduti.

Un tempo chiamata Rangoon, non solo ha cambiato ufficialmente nome a opera del governo militare il 6 novembre 2005, ma è stata anche destituita dal suo ruolo di capitale.

Attualmente, Yangon è una miscellanea di edifici coloniali in stile britannico, edifici fatiscenti, mercati colorati che riempiono le strade della città e immense aree verdi che sorgono vicino ai due principali laghi cittadini: Kandawgyi e Inya.

Shwedagon Paya

Pagoda Shwedagon (IPA: [ʃwèdəgòun zèdìdɔ̀] oppure [ʃwèdəgòun pʰəjá]; Birmano: ရွှေတိဂုံစေတီတော်; MLCTS: hrwe ti. gum. bhu. ra:; ufficialmente Shwedagon Zedi Daw).

Immancabile e splendida la cupola d’oro, di 98 metri, la Shwedagon Paya. Questa domina l’intera città, dando “lustro” (letteralmente!) al quartiere di Dagan.

Secondo leggenda, la costruzione del monumento aveva l’obiettivo di conservare, per l’eternità, otto capelli del Buddha. Non a caso la pagoda è uno stupa (dal sanscrito: fondamento dell’offerta), ovverosia un classico monumento buddista tipico del subcontinente indiano, atto a custodire reliquie.

La cupola d’oro non è sola: è contornata da statue, templi, santuari e icone che si “fondono” in un’unica opera d’arte. Se si apprezzano le pagode, è consigliato anche visitare la Chaukhtatgyi Paya, la quale ospita un altro Buddha, il famosissimo Buddha reclinato.

Nonostante la leggenda collochi lo stupa in tempi remoti (circa 2500 anni fa), gli studiosi ritengono appartenga a un periodo tra il IV e il X secolo dai mon.

La vexata quaestio non è di facile risoluzione, anche perché la tradizione Theravada addirittura ritiene che, la pagoda d’oro, sia stata eretta quando il Buddha era ancora in vita.

La storia della Paya nasce dall’incontro tra Gautama Buddha e due mercanti, fratelli tra loro, ai quali egli aveva affidato otto capelli da serbare in Birmania. I due, mantenendo fede, hanno compiuto il proprio viaggio, affidandosi al re locale per trovare la collina di Singuattara, ove erano conservate altre reliquie.

All’apertura del cofanetto contenente i capelli, qualcosa di incredibile è accaduto:

Ci fu un tumulto fra uomini e spiriti … i raggi emessi dai capelli penetrarono su per i paradisi e giù per gli inferni … i ciechi osservarono gli oggetti … il sordo scoltò i suoni … il muto parlò distintamente … la terra tremò … i venti degli oceani soffiarono … il Monte Meru si scosse … i fulmini non lampeggiarono … piovvero giù gemme … tutti gli alberi dell’Himalaya, pensati non in stagione, generarono fiori e frutti

La pagoda oggi

Il monumento è caduto in rovina fino alla sua ricostruzione, nel XIV secolo, da parte del re Binnya U di Pegu, con un’altezza di circa 18 metri. Diverse le ricostruzioni che si sono succedute nel tempo, fino a raggiungere addirittura i 98 metri nel XV secolo.

Anche numerosi terremoti hanno minato la stabilità della struttura, provocando ingenti danni. Specialmente quello del 1768, che ha determinato il crollo della cima dello stupa. Un nuovo re, re Hsinbyushin (noto come signore dell’elefante bianco), appartenente alla Dinastia Konbaung, ha provveduto al ripristino dello status quo ante.

Nel 1871, a seguito dell’annessione della Birmania meridionale da parte dell’India britannica, re Mindon Min ha donato una nuova hti (corona).

Se viaggiare è un’attività splendida, anche regalarsi un vezzo lo è!

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