Definita “città d’oro”, scoperta per caso, è la seconda scoperta più rilevante, dopo Tutankhamon

Conosciuta solo per le testimonianze documentali tramandate nei millenni, Aten è emersa fatalmente dalle sabbie di Luxor denotando un notevole grado di conservazione, tanto da accostarla a Pompei.

La città dell’oro fu fondata da Amenothep III e risale a circa 3400 anni fa.
Aten sta per l’ascesa di Aton e costituiva una delle principali città del Regno d’Egitto.

La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti

Diceva John Lennon. E, difatti, la città misteriosa è stata ritrovata fortuitamente dall’archeologo Zahi Hawass – ex segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie – mentre era alla ricerca di un un altro sito: il tempio funerario di Tutankhamon.

La missione di Hawass è molto recente: gli scavi sono iniziati solo a settembre 2020 tra i templi di Ramses III, a Medinet Habu, e quelli di Amenhotep III, a Mennon.

Eppure

Dopo poche settimane, con grande sorpresa della nostra squadra, iniziarono ad apparire formazioni di mattoni di argilla

Il sito è apparso agli studiosi

in buono stato di conservazione, con edifici che hanno intere pareti ancora in piedi e stanze piene di strumenti e oggetti della vita quotidiana

sostiene Hawass

La notizia è stata rilasciata attraverso la propria pagina Facebook dal ministero del Turismo e delle Antichità egiziane.

Aten

Ovverosia la

più grande città antica dell’Egitto

situata nella zona meridionale e risalente al regno del re Amenhotep III (noto anche come Amenofi) ma rimasta in essere a lungo, almeno fino al faraone Tutankhamon (il cui tempio funerario, come detto, era il reale oggetto delle ricerche di Hawass).

Amenothep III, nono sovrano delle XVIII dinastia, fondò Aten regnando dal 1931 al 1953 e portando la città all’apice durante la co-reggenza con il filgio Amenothep IV (in seguito Akhenaton).

Rilievo che rappresenta il faraone Akhenaton e la sua famiglia in atto di adorare il Dio Aton (Sole); risale al XVI secolo a.C; inciso in pietra calcarea è un frammento del palazzo reale di Tell el Amarna; attualmente conservato al Museo Egizio de il Cairo.
Nicole Barbieri

La datazione è stata confermata proprio da una miriade di oggetti, gioielli e ceramiche recanti proprio il sigillo di Amenothep III.

L’importanza di questo ritrovamento si deve anche alla circostanza che questa città fosse il più grande insediamento amministrativo e produttivo dell’impero egizio sulla riva occidentale del Nilo nella zona di Luxor, a circa 500 km a sud del Cairo.

Le strade della città sono fiancheggiate da case, le cui mura sono alte fino a 3 metri e possiamo rivelare che la città si estende a ovest, fino alla famosa Deir el-Medina

spiega Hawass.

Fanno eco le parole di Betsy Brian, docente di egittologia alla Johns Hopkins University, negli Stati Uniti

Il ritrovamento di questa città perduta è la seconda scoperta archeologica più importante dopo quella della tomba di Tutankhamon

la cui conoscenza consentirà, in particolare di

offrirci uno sguardo raro sulla vita degli antichi egizi durante il periodo più florido dell’impero e ci aiuterà anche a far luce su uno dei più grandi misteri della storia antica: perché il faraone Akhenaton e la sua sposa, la regina Nefertiti, decisero di trasferirsi ad Amarna

Ciò che più è evidente di Aten, sono i tre palazzi reali, nonché il centro amministrativo e manifatturiero dell’impero.

Non manca la scoperta di una “zona di preparazione del cibo” con un “panificio”; un “distretto amministrativo” e un “laboratorio” per la fabbricazione dei mattoni cui si aggiungono sepolture di “mucche o tori” e resti umani in posizioni “insolite”.

Di particolare imponenza, a sud della città, è risultata proprio

la zona di cottura e di preparazione dei cibi, completa di forni e di deposito di stoviglie. Dalle sue dimensioni possiamo affermare che la cucina preparava il cibo per un numero elevatissimo di operai e impiegati

sottolinea il ritrovatore.

Non si fermano gli scavi nel quartiere amministrativo e residenziale: trattasi di un’area recintata da un muro a zig-zag, con un solo punto di accesso che conduceva a corridoi interni e alle abitazioni.

I muri a zig-zag sono infrequenti nell’architettura egizia e vennero utilizzati principalmente verso la fine della XVIII dinastia.

L’ingresso unico, invece, fa supporre a una misura di sicurezza che permettesse di controllare gli accessi sia in entrata che in uscita.

Un’altra area rilevante è quella di produzione dei mattoni di fango utilizzati per la costruzione di templi e annessi.
Anche questi recanti i sigilli recanti con il ​​del re Amenhotep III (NebMaat Ra).

Ultimo ma non ultimo, un gran numero di stampi da colata per la produzione di amuleti e delicati elementi decorativi.

Questa è un’ulteriore prova della vasta attività nella città per la produzione di decorazioni sia per i templi che per le tombe

sono le parole di Hawass.